Astigiano: viaggio nella terra che produce tutti i tipi di spumante

Champagne e Prosecchi convivono tutti nell’Astigiano. I due diversi metodi di spumantizzazione, quello Classico-Champenoise (rifermentato in bottiglia e dai vini più complessi e con sentori di lievito) e quello Martinotti-Charmat (rifermentato in autoclave con risultati meno effervescenti ma più fruttati), trovano in queste terre una patria comune.

Spumanti e Prosecchi astigiani

Proprio in questi ultimi mesi è infatti arrivato sul mercato l'”Asti secco” a base Moscato, il Prosecco locale che vuole fare concorrenza ai vini del Trevigiano. Un debutto che parte per ora con poche centinaia di migliaia di bottiglie in un’area che ne produce decine di milioni solo considerando il più celebre spumante dolce italiano a base dell’aromatica uva Moscato bianco, vale a dire l'”Asti Docg. Questo vino può essere fatto rifermentare sia attraverso il metodo Champenoise che Charmat e, affiancato dal semplicemente dolce “Moscato D’Asti“, contraddistingue l’areale che si trova al confine con le province di Alessandria e Cuneo (Monferrato e Alta Langa), suddividendosi in varie sotto-zone (Canelli, Santa Vittoria d’Alba e Strevi). Questi due storici vini italiani, accanto ad una scelta che spazia su tutto l’Astigiano e le Langhe, sono la forza della Cantina “Dogliotti”, azienda di Castagnole delle Lanze nata nel lontano 1870.

Sempre tra gli spumanti dolci non può certo essere dimenticato il frizzante, leggero e aromatico “Brachetto d’Acqui” Docg. A base di uva autoctona quasi interamente coltivata nella provincia di Asti, più in qualche comune dell’Alessandrino, viene considerato il vino preferito da Gianduja, la maschera popolare locale. Tradizionalmente lasciato a rifermentare in autoclave, vanta però anche prodotti Metodo Classico.

E in quest’area del Piemonte fortemente influenzata dalla cultura vinicola francese, si trova l'”Alta Langa“, Docg millesimato a base Pinot Nero o Chardonnay (min. 90%), che interessa comuni in provincia di Alessandria e in quella di Asti. Stiamo parlando di una delle quattro principali aree vitivinicole italiane con spumanti “Metodo Classico”, insieme alla Franciacorta Docg, al Trento Doc e all’Oltrepò Pavese Docg. Un’azienda con oltre un secolo di storia è “Giulio Cocchi” a Cocconato, che propone una selezione spumantistica di eccellenza, dai “Metodo Classico” dell’Alta Langa, di cui questo produttore è uno dei più noti, ai tradizionali spumanti dolci e allo stesso Brachetto. Molto apprezzati anche la grappa e il Barolo Chinato.

Ancora spumanti ma non solo

Pur considerando la sola provincia di Asti, cosa non semplice dal punto di vista vitivinicolo in un territorio condiviso tra zone come le Langhe e il Monferrato, sono tantissimi i vini a denominazione di origine. Spicca la rinomata “Barbera d’Asti” Docg (con le sotto-zone Colli Astiani, Nizza e Tinella), naturalmente a base di uva Barbera (85%). Lo stesso vitigno a cui si deve la Doc “Barbera del Monferrato” (Docg nella menzione “Superiore”) e al quale si possono affiancare uve Freisa, Grignolino e Dolcetto. Ottima e variegata produzione vinicola del Monferrino appare quella di “Isolabella della Croce” a Loazzolo, dove si usano sapientemente uve autoctone e internazionali. Neanche 100mila le bottiglie prodotte dai 14 ettari di vigne.

Il “Piemonte” (85% Chardonnay o Cortese o Moscato per i bianchi, Barbera o Bonarda o Grignolino o Brachetto nei rossi) anche spumantizzato secco e dolce, è il classico areale che intende valorizzare una regione nelle sue province più vocate (Asti, Alessandria e Cuneo). Ma tra le Doc che interessano l’Astigiano ce ne sono altre più tradizionali. Tipica è decisamente quella del “Grignolino D’Asti“, antico vitigno a bacca rossa che prende il nome dai vinaccioli (in dialetto grignòle) ed esprime vini freschi con finale amarognolo. Poi la tipica “Freisa D’Asti“, che è un altro vino interamente a base di uva autoctona, a confermare la tradizionale produzione locale che va dalla tipologia secca a quella spumantizzata. Non poteva infine mancare da queste parti l’antica uva Dolcetto che, in Piemonte, esprime ben 11 denominazioni di origine e che, in purezza, regala qui l’elegante “Dolcetto D’Asti“.

Ogni angolo del Monferrato è vitato

Di vini a denominazione di origine ce ne sono in ogni angolo: proseguiamo con quelli che la terra la portano nel nome: il “Monferrato” (con le varie uve locali), il “Cortese dell’Alto Monferrato” (85% uva bianca omonima) e il “Ruché di Castagnole e Monferrato“, ulteriore vino di struttura molto amato dalle comunità locali e che discende sempre da un’uva originaria di questo piccolo areale. Riferimenti territoriali anche più specifici con il “Loazzolo“, altro vino dolce, sia da sovramaturazione che da vendemmia tardiva, basato sull’aromatica uva Moscato bianco. E con “Albugnano”, Doc collocata sui terreni circostanti il piccolo borgo omonimo da 500 abitanti che viene chiamato il “balcone del Monferrato”. Si basa sulla coltivazione delle uve Nebbiolo (85%) più Freisa, Bonarda o Barbera.

Ennesimo nome che si richiama al comune originario è quello della Doc “Calosso“, rosso ricavato dalla rara uva autoctona a piede franco “Gamba Rossa” (“Gamba di Pernice” o ancora “Imperatrice dalla Gamba Rossa”), ispirato al colore e alla forma del raspo tipico di queste colline del Monferrato e delle Langhe. La coltivazione della vite occupa l’80% dei terreni dell’areale. Interessanti anche le denominazioni a base di un’altra uva aromatica che è monferrina dal XIII secolo: le nere “Malvasia di Castelnuovo Don Bosco“, nota come “terra di santi e di vini” e “Malvasia di Casorzo” (comune di 600 abitanti). Entrambe sono all’origine di vini dolci e spesso spumantizzati.

Concludiamo con le Doc che interessano l’area vitivinicola del Roero, tra Asti e Cuneo: “Cisterna D’Asti“, per l’80% a base di uva rossa Croatina (localmente nota come Bonarda di Cisterna D’Asti) e la recente “Terre Alfieri“, che può contare sull’uva Arneis per i bianchi e su quella Nebbiolo per i rossi. Eleganti vini locali sono certamente quelli imbottigliati dall’Azienda “Pescaja” molto legata al territorio, alla sua tradizionale passione vinicola come alla ricerca costante dell’innovazione. In questa realtà di Cisterna D’Asti si trova veramente un altro spaccato rappresentativo del vino astigiano.