Molise, piccolo ma buono

Il Molise è la seconda regione più piccola d’Italia (dopo la Val d’Aosta) ed è abitata da poco più di 300mila persone. In effetti se ne sente poco parlare ma le diverse condizioni climatiche (escursioni termiche, piovosità) di questi terreni prevalentemente collinari e montagnosi (Massiccio del Matese dell’Appennino Sannita), li rendono adatti ad ospitare varie eccellenze agroalimentari, in particolare formaggi e salumi, ma anche patate, fagioli, pomodori, cipolle e cereali (fusilli e cavatelli sono originari della zona).

Le ridotte dimensioni del Molise contribuiscono ad inserirlo all’interno di numerosi areali Dop e Igp condivisi con le regioni confinanti, dal Caciocavallo silano Dop (in Molise è tipico il Caciocavallo di Agnone) e la Mozzarella e la Ricotta di bufala campana (entrambe Dop), fino ai Salamini italiani (Dop) e al Vitellone bianco dell’Appennino Centrale (Igp).

Poi c’è l’Olio del Molise, Dop dal 2003, che rappresenta un prodotto esclusivamente locale e dalle origini antichissime. Poeti e scrittori ne decantavano le qualità sin dall’antica Roma. E infatti ampie zone del territorio regionale sono dedicate alla coltivazione di olivi; oltre 13mila ettari, milioni di piante, dalle zone più alte fino alla costa, in particolare nella Piana di Venafro, nella valle del Biferno e nelle distese a sud di Campobasso e a nord-ovest di Isernia. 40 le specie autoctone di olive, tra le quali l’antica Gentile di Larino, la Nera di Colletorto, l’Aurina e la Cerasa di Montenero. L’azienda  “Aloia” a Colletorto (CB) miscela alcune tipiche cultivar di una zona che da secoli è legata alla olivicoltura.

Ottima anche la produzione di vini. Tra le quattro Doc regionali spicca sicuramente il rosso (e rosato) “Tintilia del Molise”, che prende il nome da un vitigno autoctono che ne rappresenta il 95% dell’uvaggio e che è stato recuperato dopo un periodo nel quale le caratteristiche di produttività di altre tipologie avevano goduto di maggiore considerazione. La buona acidità, la struttura e i tannini lo rendono adatto all’invecchiamento e alle carni grigliate e in umido, tipiche della cucina locale. Probabilmente la coltivazione di questa uva è stata introdotta in epoca borbonica, come dimostrerebbe il nome che deriva dalla parola spagnola “tinto” (rosso). Vini eccellenti quelli prodotti dalla giovane azienda biologica “Cantine Catabbo” a San Martino in Pensilis, in provincia di Campobasso. 160mila bottiglie ricavate da poco più di 52 ettari di terra.

Oltre al “Molise” Doc (con numerosi vitigni nazionali e internazionali, a bacca nera o bianca) troviamo poi il Pentro d’Isernia” (dal nome dei Pentri, antica tribù sannita come i Frentani e i Peligni), che trova la propria base ampelografica nelle uve Montepulciano e Tintilia per il rosso e Trebbiano e Falanghina per il bianco. Infine il “Biferno” (dal nome del fiume che scorre interamente nel Molise), vino basato sostanzialmente sulle stesse uve del Pentro ma concentrato nella zona di Campobasso.