I vini “Fattoria Casa di Terra” nella culla di santi eremiti, dei cipressi del Carducci e del taglio bordolese

Fattoria Casa di Terra

A Bolgheri è un trionfo di vini sempre complessi ed eleganti, dove dominano le uve internazionali che solo talvolta si incontrano con il Sangiovese. Fondata nel 1950 come azienda agricola tradizionale, “Fattoria Casa di Terra” ha iniziato negli anni ’90 a concentrarsi sulla produzione vinicola. Sulle orme dei nonni,i fratelli Giuliano e Gessica Frollani rappresentano oggi una importante realtà locale e gestiscono anche due accoglienti strutture agrituristiche: “Il Pelago” e “Podere Conte Novello”.

Del resto questo territorio è stato tradizionalmente conquistato dalle vigne un pezzo alla volta, grazie all’ottima combinazione tra suolo e clima. Sui suoi 120 ettari di estensione, dai quali si ricava anche un eccellente olio extravergine,  “Fattoria Casa di Terra” ne dedica circa 50 a vigneto con una produzione complessiva di circa 350mila bottiglie. Questa azienda è in grado di rappresentare davvero al meglio le ricchezze locali, che si possono infatti apprezzare durante le degustazioni organizzate per tutti i visitatori

Un’ampia scelta

Tra le etichette di vino DOC Bolgheri, oltre al Vermentino e al Rosé, spiccano naturalmente i rossi come il Bolgheri Superiore Cabernet Franc in purezza e il Bolgheri Superiore “Maronea”, per l’85% Cabernet Sauvignon e per il restante 15% Cabernet Franc. Sulla piattaforma di Fattorie di Qualità è possibile acquistare i comodi Bag in box per il vino Rosso (con uve Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e Petit Verdot), per il Bianco (Vermentino con piccole percentuali di uve internazionali) e anche per il Rosato.


A Bolgheri la Toscana aperta alle uve internazionali

La Toscana è decisamente terra di vini famosi, soprattutto a base Sangiovese, come il Chianti e le grandi etichette del senese. Ma questa regione ha una vera vocazione per vigne e uliveti; pensare che solo il Sangiovese potesse sfruttare al meglio queste condizioni era limitativo. Una vera e interminabile battaglia sui disciplinari ha infatti contrapposto per anni innovatori e puristi rispetto al ruolo di questa grande uva. Un confronto che, alla fine, ha portato anche il rigido disciplinare del Chianti Classico ad ammettere un 20% di altri vitigni. In alcune zone è stata inoltre creata una definizione a parte per riconoscere quei prodotti che non rispettano la tradizionali caratteristiche di vinificazione regionale e che sostituiscono o aggiungono al Sangiovese il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc, il Merlot, il Sirah o il Petit Verdot. Sono i “Supertuscans” come il “Solaia” o il “Tignanello” nell’area del Chianti Classico, entrambi di “Marchesi Antinori“. E poi i prestigiosi vini di Bolgheri, a partire dal quasi mitico “Sassicaia” Doc di “Tenuta San Guido”. Stiamo parlando di una intera e specifica denominazione confinata in un’unica proprietà, dove l’etichetta esprime al meglio la natura del territorio. E ancora l'”Ornellaia“, Bolgheri Superiore coltivato all’interno della Tenuta della famiglia Frescobaldi.

Terra di santi, poesie e “taglio bordolese”

Bolgheri prende il nome dai soldati “bulgari” alleati dei Longobardi e contraddistingue oggi la piccola frazione sviluppata intorno al Castello medievale omonimo, che fa parte del territorio comunale di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno. E’ il paese del viale dei cipressi secolari immortalato dall’ode “Davanti San Guido” scritta dal Nobel Giosuè Carducci. Quasi 5 km di poesia che uniscono il borgo alla via Aurelia e all’Oratorio dedicato appunto a San Guido della Gherardesca, l’eremita pisano che visse in solitudine e in preghiera nella vicina frazione di Donoratico. Partendo dalle meravigliose spiagge della “Costa degli Etruschi”, si sale verso una composizione dei terreni che ricorda le Graves (ghiaiose) del Bordeaux, con un clima mite e ventilato. Per questo motivo, a cavallo della metà del XX secolo, il marchese piemontese Mario Incisa della Rocchetta pensò alla vinificazione dei vitigni internazionali tipici di quella regione francese. Lo fece nella Tenuta San Guido dove si era stabilito con la moglie che ne era proprietaria; prima impegnandosi per il solo piacere di familiari e amici e poi, grazie alla parentela con gli Antinori e alla competenza del grande enologo Giacomo Tachis, con una propria etichetta oggi straordinariamente pregiata, appunto il “Sassicaia”. Il marchese aveva infatti sposato una discendente della Gherardesca, quindi della famiglia di origine longobarda a cui erano appartenuti sia il santo eremita che il famoso Conte Ugolino, protagonista dell’inferno dantesco.