Enoteca Vino Vino, fra vini straordinari e perle del territorio

Legno chiaro, un antico bancone in marmo e una passione sconfinata per il vino: l’enoteca Vino Vino è come la vedi, un concentrato di straordinaria qualità, unita alla competenza dei proprietari, Giorgia e Fabrizio. Un locale simbolo di Terni e un punto di riferimento per chi ama il buon bere, fra etichette che arrivano da lontano, grandi nomi italiani e piccole perle del territorio.

Abbiamo intervistato Fabrizio Fucile, proprietario dell’enoteca con sua moglie Giorgia, come lui sommelier, per scoprire cosa si nasconde dietro un’attività di successo che ha sempre puntato sulla qualità.

Come nasce l’enoteca Vino Vino?

La nostra è l’enoteca più antica e storica della città. Nasce come drogheria negli anni Cinquanta, in seguito è stata rilevata nel 1978 dalla famiglia di mia moglie. Sono oltre quarant’anni che abbiamo creato l’enoteca ed il nostro orgoglio. Ci abbiamo messo passione e dedizione. Con il tempo ci siamo sempre più specializzati, puntando sulla qualità. Al centro di tutto c’è il vino, ma siamo anche una drogheria. Nel periodo sia pasquale che natalizio diventiamo un punto di riferimento nella zona per spezie, canditi, cioccolata e grano per pastiera.

Come avete costruito il successo dell’enoteca?

La gestione è familiare, dunque tutto parte dalla passione. Io e mia moglie Giorgia siamo entrambi sommelier. Ci occupiamo di portare avanti sia l’approvvigionamento che la vendita. In enoteca abbiamo circa 800 etichette, dallo champagne ai vini esteri e ovviamente quelli italiani, provenienti da tutte le zone più importanti d’Italia.

Come scegliete i prodotti?

Facciamo questo lavoro da tantissimi anni e questo ci ha consentito di visitare luoghi e aziende in giro per l’Italia e nel mondo, creando rapporti particolari e stringendo legami con i produttori. Negli anni il nostro mestiere si è evoluto. Oggi cerchiamo soprattutto piccole aziende che possiedano un ottimo rapporto qualità-prezzo. L’obiettivo è quello di scoprire capolavori nascosti e nuovi talenti.

Andiamo a scoprire nuovi talenti. Con l’enoteca facciamo parte di Vinarius, l’associazione enoteche italiane, e da qualche anno siamo anche soci Aepi, l’Associazione Enotecari Professionisti Italiani, riconosciuta dal Ministero dello Sviluppo Economico. L’ennesima dimostrazione della nostra professionalità.

Nell’ultimo periodo le attività come la vostra hanno vissuto una sfida, quella della pandemia e del lockdown.

Abbiamo cercato di resistere e di offrire sempre un ottimo servizio ai nostri clienti. Le riaperture hanno portato a un miglioramento della situazione, ma dopo la pandemia gli aumenti dei prezzi ci hanno messo nuovamente a dura prova. La vendita al dettaglio e la ristorazione hanno subito maggiormente le conseguenze di questa situazione, ma siamo comunque sopravvissuti grazie alla qualità che, ancora una volta, ci ha premiato.

Il mercato si evolve e i tempi cambiano: qual è secondo voi l’enoteca del futuro?

 

Il nostro è un settore che deve puntare, come gli altri, al social e a Internet perché è lì il futuro dell’attività. Non bisogna però dimenticarsi di un fattore importante: non dobbiamo tralasciare il rapporto umano. Il nostro è un mestiere dove il legame di fiducia è imprescindibile, in cui bisogna consigliare, creare un rapporto con il cliente e con i produttori. Il fascino del vino è anche questo: poter parlare e discutere del vino, faccia a faccia, ma uno sguardo al futuro è senza dubbio fondamentale. Devi poter parlare di un prodotto conoscerlo e consigliarlo. Noi assaggiamo ogni etichetta prima di proporla, sappiamo raccontarla nel modo giusto ed è proprio questo il bello.

Qual è il legame con il territorio?

Ci sono regioni predominanti come il Piemonte o la Toscana. Ma ovviamente non poteva mancare l’Umbria, una regione piccola, ma con zone molto interessanti a livello enologico. Penso, ad esempio, al Montefalco sagrantino o alla zona di Orvieto con i bianchi, ma anche alla zona del Ciliegiolo di Narni. Sul nostro territorio ci puntiamo, eccome.

Da qui la domanda sorge spontanea: quali sono i 10 brand su cui puntate di più da Nord sino al Sud Italia?

Sicuramente le bollicine che sono sempre festose e hanno un grande appeal, anche quelle importanti. Le zone su cui puntiamo di più sono quelle dell’Amarone, del Prosecco, del Barolo e del Barbaresco. Per i bianchi non posso non citare il Trentino Alto Adige e il Friuli con Giulio Ferrari, Ca dle Bosco, Sassicaia, Ornellaia, Giuseppe Rinaldi o Cappellano. Il vino biologico con Le Vigne di Sarah, senza dimenticare le meraviglie di Bolgheri e Montalcino. Per il Sud puntiamo sulla Puglia con il Negramaro, i Primitivi e gli Aglianici. Nell’ultimo periodo ha conquistato tutti la produzione della zona dell’Etna con vini minerali sia bianchi che rossi.

Concludiamo con una domanda che facciamo sempre: cosa rappresenta per voi il vino?

Per me il vino appresenta un mondo vivo ed elegante. È un piacere della vita, da gustare con chi ami e che ti riempie l’esistenza. Non si può mangiare in allegria senza bere un bel bicchiere di vino: è l’essenza della vita.