Splendori della Tuscia
La Tuscia viene oggi associata al territorio del solo Viterbese ma nel Medioevo identificava l’intera Etruria, vale a dire l’area precedentemente popolata dagli Etruschi e quindi comprendente anche la Toscana e l’Umbria. Nel Lazio settentrionale si conserva infatti un immenso patrimonio archeologico etrusco-romano (Tarquinia, Tuscania, Sutri, Vulci e altre località). Ma anche ville e palazzi del XVI e XVII secolo come Palazzo Farnese a Caprarola, Villa Lante a Bagnaia, Palazzo Giustiniani Odescalchi a Bassano Romano, Palazzo Altieri a Oriolo Romano, Palazzo Doria Pamphilij a San Martino al Cimino e Palazzo Ruspoli a Vignanello. Oppure borghi medievali come Civita di Bagnoregio (la “città che muore” a causa delle pareti della rupe che franano), Calcata, Civita Castellana, Tuscania, Sutri, Vitorchiano solo per citarne alcuni. A tutto questo si affianca un eccezionale patrimonio naturalistico: gli splendidi laghi vulcanici di Vico, Mezzano, Monterosi e Bolsena. Oppure le aree di pregio come il cosiddetto “Parco dei Mostri” a Bomarzo, i quasi 3mila ettari della “Riserva Naturale del Monte Rufeno” nel territorio di Acquapendente, i soli 70 ettari del “Monumento Naturale di Corviano” a Soriano nel Cimino, le “Forre (gole) di Corchiano” con le testimonianze preistoriche, le oasi Wwf, le spiagge di Montalto e tante altre meraviglie che meritano assolutamente di essere visitate.
In un territorio come questo, così denso di storia e di ricchezze ambientali, non poteva certo mancare una grande tradizione enogastronomica. Molte delle eccellenze agroalimentari certificate sono specifiche della zona, altre riguardano areali che si limitano a comprendere il Viterbese. E’ il caso, solo per restare nell’ambito regionale, dell’Abbacchio Romano e del Carciofo Romanesco del Lazio Igp, come del Pecorino Romano (e Toscano) e della Ricotta Romana, che sono Dop.
Due denominazioni di Olio EVO
Questa terra è da sempre popolata di oliveti. Lo dimostra la presenza di ben due oli Evo a Denominazione di origine protetta. Famoso l'”Olio Canino” (Dop dal 1996) che per disciplinare prevede il ricorso a olive di tipologia Caninese e cloni derivati e poi ad altre come Leccino, Pendolino, Maurino e Frantoio. Il “Frantoio Gentili” a Farnese ha due secoli di storia e cinque generazioni della stessa famiglia che lavorano su queste terre. Oggi imbottigliano un olio pluripremiato, anche biologico.
L’Olio “Tuscia” (Dop dal 2005) è ricavato soprattutto dalle olive di tre varietà (Frantoio, Canino e Leccino), presenti per almeno il 90%. In questo caso va segnalato il “Frantoio Fratelli Paolocci” di Vetralla, attivo da quasi un secolo e che vanta una produzione molto varia, caratterizzata da una profonda attenzione alla qualità e alla cura delle olive, come dimostra la scelta biologica.
Altre eccellenze
Con l’olio ci stanno davvero bene le patate e da queste parti ne viene coltivata una tipologia eccellente. Si tratta della “Patata dell’Alto Viterbese” (Igp dal 2014), originaria dei terreni vulcanici ricchi di potassio che si trovano intorno al Lago di Bolsena e caratterizzata da un sapore molto intenso. Ma oltre agli oliveti ci sono anche numerosi castagneti e noccioleti nel panorama viterbese. Dai primi si produce fin dal ‘500 la “Castagna di Vallerano” (Dop dal 2009), con centinaia di ettari dedicati nel territorio del comune omonimo. Rinomata anche la “Nocciola Romana” (Dop dal 2009). La Tuscia è con il Piemonte la patria di un frutto che, in quest’area del Lazio, è presente già dal XV secolo (in particolare la “tonda gentile romana”), con migliaia di aziende agricole che garantiscono buona parte della produzione nazionale.
Dove ci sono oliveti, castagneti e noccioleti non mancano di certo le vigne
Nella Tuscia di vini buoni ce ne sono parecchi. Alcuni areali sono originari di altre province o regioni, come le Doc “Orvieto” e “Cerveteri” (condivisa con la parte settentrionale della provincia di Roma) ma altre sono eccellenze solo viterbesi. L'”Aleatico di Gradoli“, ad esempio, è un pregiato vino liquoroso la cui produzione si concentra nella zona settentrionale del Lago di Bolsena, sui vocatissimi terreni di origine vulcanica dei comuni di Gradoli, Grotte di Castro, San Lorenzo Nuovo e di parte di quello di Latera. Interamente a base della semiaromatica uva Aleatico, viene affinato minimo 36 mesi in legno nella menzione “Riserva”. Esattamente dall’altra parte del Lago si trova l'”Est! Est! Est!” di Montefiascone, che deve molta della sua notorietà alla leggenda del coppiere di un vescovo del XII secolo che, si racconta selezionasse i vini migliori scrivendo la parola “est” sulle cantine dove li trovava, fino ad assaggiarne uno che lo convinse a migliorare sensibilmente il proprio giudizio. Vino a base Trebbiano e Malvasia, l’Est Est Est ha comunque compiuto una grande crescita qualitativa proprio negli ultimi anni. Un’azienda che imbottiglia questi due vini è “Cantina Stefanoni” a Montefiascone, con una storia a conduzione familiare che parte dall’immediato dopoguerra. Realtà impegnata oggi anche nella coltivazione e la produzione di uno dei vitigni autoctoni più importanti della zona, il Roscetto (Trebbiano giallo). Ottimo lo Spumante “Metodo Classico”.
Altre tre sono le Doc viterbesi. La prima è “Vignanello” che si concentra sui terreni della parte orientale della provincia. Nei bianchi dominano sempre le classiche uve Trebbiano, Malvasia e Greco mentre nei rossi il Sangiovese e il Ciliegiolo. Il “Colli Etruschi Viterbesi” o “Tuscia” riguarda gran parte dell’entroterra viterbese, ricorrendo per i bianchi a uve autoctone (Grechetto, Trebbiano/Procanico, Moscatello e Malvasie), dalle quali si produce anche un apprezzato Passito. Presenti vini rossi a base Grechetto Rosso, Violone e Merlot. Infine il “Tarquinia“, praticamente identico al Cerveteri, a cui si sovrappone come areale con uve bianche tipiche del Lazio e vini rossi a base Sangiovese, Montepulciano e Cesanese.