Le aree vitivinicole lombarde
Quando si pensa alla Lombardia non la si associa immediatamente al vino. Eppure in questa regione insistono importanti aree vitivinicole e una notevole varietà di uve e condizioni climatiche distintive, con 5 Docg e 23 Doc (insieme più del 60% del totale della produzione), oltre a 15 Igt. Quindi l’alta qualità è la regola in tutte le diverse zone regionali.
Franciacorta, nella provincia di Brescia fino al Lago d’Iseo, è la zona dove gli spumanti “metodo classico – champenois” la fanno da padroni. Qui si coltiva uva dal XIII secolo, quando era appunto “corte franca”, libera dal pagamento dei dazi. E di bollicine si parla dal XVI secolo. La prima bottiglia di Spumante Franciacorta nasce nel 1961 nella cantina “Guido Berlucchi”.
Accanto ai tradizionali spumanti, la Franciacorta ospita anche le Doc “Curtefranca Rosso” (Cabernet, Merlot, Barbera e Nebbiolo) e “Curtefranca Bianco” (Chardonnay, Pinot Nero e Bianco). Franciacorta è un marchio conosciuto nel mondo per un’area di quasi 3mila ettari vitati, che comprendono i territori di 19 comuni.
La zona del Lago di Garda, quella nella provincia di Brescia, esprime la terra e il microclima dell’uva rossa Groppello (che indica il grappolo “annodato”) alla base del Doc Garda Rosso-Riviera del Garda, unita a Marzemino, Barbera e Sangiovese. Più a sud si impongono i piacevoli bianchi Lugana (Trebbiano di Lugana) e S. Martino della Battaglia di Tocai friulano, bacca bianca diffusa anche in Veneto e, appunto, nella Lombardia orientale. Quindi il rosso Botticino (Barbera, Marzemino, Schiava e Sangiovese), prodotto solo intorno al comune omonimo. Il Garda Doc Bianco è invece per il 70% uva Riesling.
Nella provincia di Mantova, lungo il confine con l’Emilia Romagna, si vinifica anche il Lambrusco Mantovano (Doc dal 1987), anche se si sta facendo strada una notevole produzione di tagli bordolesi, sempre più qualificata. Ma è il Lambrusco “viadanese”, dal nome del comune della bassa mantovana che si trova lungo il Po (Viadana), il vitigno locale tipico. Al suo fianco anche le altre tipologie più emiliane (Salamino, Sorbara, Grasparossa e altre ancora).
L’Oltrepò Pavese interessa parzialmente anche i territori del milanese e del lodigiano per quanto riguarda il profumato vino San Colombano, coltivato sulle dolci colline che si richiamano al santo irlandese, in gran parte con uve Croatina e Barbera, ma anche Chardonnay per il bianco. L’Oltrepò Pavese è comunque la patria di altre pregiate bollicine Docg, sempre “Metodo Classico”, dalla fine dell’Ottocento. La base è il Pinot Nero vinificato in bianco, sicuramente tra le uve locali più diffuse, usato anche in purezza per vini rossi eccellenti, e poi Chardonnay e Pinot grigio o bianco. Non vanno dimenticate inoltre le Doc Bonarda (vino vivace a base Croatina, da non confondere con il vitigno Bonarda piemontese), Buttafuoco (denominazione assegnata ad un vino composto in particolare dalle uve Croatina, Barbera e Pinot Nero) e Sangue di Giuda (in gran parte uve Barbera e Croatina). Il nome di quest’ultimo deriva dalla leggenda che narra di un Giuda pentito e resuscitato nel paese di Broni dove, per evitare di essere ucciso, libera miracolosamente dai parassiti i vitigni locali.
Nella Valcalepio, in provincia di Bergamo, si coltiva uva dai tempi dell’antica Roma. Da segnalare la zona Doc Valcalepio, che va dal Lago di Como al Lago d’Iseo. I vini rossi sono a base Cabernet Sauvignon e Merlot, mentre i bianchi a Pinot Bianco, Grigio e Chardonnay.
E naturalmente non va dimenticato il Moscato di Scanzo (Docg passito), vitigno autoctono coltivato esclusivamente nel territorio che circonda il Comune di Scanzorosciate (Bg). Qui si produce uno tra i vini più antichi d’Italia, conosciuto sin dal Medioevo.
La Valtellina è nella provincia di Sondrio, dove eccelle il famoso ed elegante Valtellina Superiore Docg. Divisi nelle sottozone Sassella, Grumello, Inferno, Valgella e Maroggia, questi luoghi ospitano da secoli la coltivazione di uva che pare sia stata introdotta dalle antiche popolazioni celto-liguri. Il vino attuale nasce da uve di Nebbiolo, che da queste parti si chiama Chiavennasca. Rinomato anche lo Sfursat (Docg), che prende il nome dalla lavorazione e dalla selezione dell’uva di Chiavennasca raccolta da vigne alle pendici delle montagne e appassita sui graticci. E’ un prodotto decisamente di struttura e adatto ad essere considerato un “vino da meditazione” passito secco.