Calciatori a lavoro nelle vigne
“Giocare bene a calcio è un talento e se sei fortunato puoi fare strada e anche molti soldi”. Sono frasi che abbiamo sentito molte volte, in famiglia, sugli spalti di qualche campetto di periferia, mentre due padri guardano i propri bambini dare i primi calci ad un pallone. Del resto il sogno del figlio calciatore è vecchio quanto quello di una carriera nel cinema. Entrambi più vecchi dell’ormai diffuso ma meno romantico sogno dei figli protagonisti di qualche talent show.
Come noto sono poi ben pochi quelli che sfondano e riescono a fare del calcio una professione. E anche tra questi, quelli meno noti delle categorie inferiori devono poi preoccuparsi di cosa faranno a fine carriera perché di soldi, in fondo, non ne hanno guadagnati poi tanti; cosa che fino a qualche decennio fa valeva un po’ per tutti quelli che avevano “appeso gli scarpini al chiodo”. Ma anche i campioni celebrati che hanno raccolto per anni ingaggi e sponsor milionari vogliono costruirsi una seconda vita professionale, altrettanto in vista, gratificante e possibilmente ben pagata. Per farlo molti restano nel mondo del calcio, imparano ad allenare, a fare i talent scout, i manager, i cronisti sportivi in Tv.
Alcuni tra loro hanno invece investito nella produzione di vini di qualità o nel sostenere la nascita di etichette ispirate al loro nome, come Buffon e Messi, magari per una buona causa, come nel secondo caso. Del resto il fascino del calice è sempre stato forte nel mondo del calcio, anche all’estero, con grandi e famosi appassionati come Alex Feguson, per quasi 30 anni leggendario manager del Manchester United, Pep Guardiola allenatore di Barcellona, Bayern e Manchester City o anche calciatori viticoltori come il fuoriclasse del Barcellona Andrés Iniesta, che gestisce un’azienda da 200 ettari con 1 milione di bottiglie prodotte.
Nota la passione per il vino di allenatori italiani come Nereo Rocco ed Enzo Bearzot, campione del mondo nel 1982. E l’indimenticabile Niels Liedholm, grande giocatore svedese e milanista e altrettanto affermato allenatore con gli scudetti allo stesso Milan e alla Roma. Negli anni ’70 coltivava Barbera e Grignolino nella sua tenuta nel Monferrato e poi, negli anni ’80, il salto di qualità con Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Franc. I figli, prima di vendere, hanno portato avanti l’attività per decenni.
Alberto Malesani, storico e vincente allenatore del Parma anni ’90, ha deciso di prendersi una pausa dal calcio e di dedicarsi a tempo pieno alla sua azienda sulle colline veronesi. Si chiama “La Giuva”, unendo i nomi delle due figlie, e punta sul biologico e sui vitigni autoctoni (Corvina, Corvinone e Rondinella), alla base dei grandi vini della Valpolicella, come l’Amarone.
Altro allenatore, lui pienamente in attività all’Inter dopo gli anni alla Roma, è Luciano Spalletti. Orgogliosamente toscano delle colline fiorentine, non lontano dalla sua Certaldo, ha acquistato una tenuta che è anche agriturismo di lusso: “La Rimessa”. Ci sono gli olivi, ma ci sono soprattutto delle vigne e Spalletti produce un Toscana Igt, blend di uve Sangiovese e Merlot, che chiama non a caso “Bordocampo”.
Andrea Pirlo, grande centrocampista della nazionale e delle più importanti squadre italiane fino a pochi anni fa, è certamente il giocatore che ha investito più tempo nell’avventura enologica. A Flero, vicino Brescia, nei 7 ettari di famiglia, fonda nel 2007 “Pratum Coller”, nella zona IGP “Montenetto di Brescia”. Oltre a due vini dolci e ad uno spumante, produce i rossi “Redeo” e la Riserva “Arduo” (con uve Marzemino, Merlot, Sangiovese e Cabernet), il rosato “Eos” e il bianco con Trebbiano di Lugana “Nitor”.
Già compagno di squadra di Pirlo e come lui campione del mondo nel 2006, Andrea Barzagli è toscano ma l’azienda l’ha acquistata in provincia di Messina. “Le Casematte”, 500 metri sul mare, produce un apprezzato “Faro Doc” biologico con i vitigni autoctoni Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nocera e Nero d’Avola.
Campione del mondo con la Nazionale e capocannoniere della competizione lo è stato nel 1982. Oggi, nelle colline aretine, Paolo Rossi si gode il suo resort in Val d’Ambra, a Bucine. In pochi ettari produce olio extravergine di oliva e coltiva soprattutto uve Sangiovese e un po’ di Cabernet e Merlot, per imbottigliare il “Borgo Cennina Rosso”, che affina anche in barriques.
Praticamente vicino di casa di “Pablito” è Alessandro Gamberini, giocatore di Chievo, Napoli e Fiorentina che, in realtà, sarebbe di Bologna ma ama anche la Toscana. A Bucine ha aperto l’azienda “Casariccio”, come il nome del Chianti Docg che produce.
Damiano Tommasi, bandiera della Roma e Presidente dell’Associazione Calciatori, viene dalla Valpolicella e quindi si diletta a produrre, con la cantina “Pietro Zardini”, bottiglie di Amarone e Ripasso. Eloquenti le etichette: “17” (il suo numero di maglia) e “Anima Candida” (il suo soprannome da giocatore romanista).
Davvero una bella formazione di campioni che dai campi di gioco sono passati alle vigne ma con la stessa passione e la stessa voglia di sorprendere e sorprendersi.