Calciatori a lavoro nelle vigne
“Giocare bene a calcio è un talento e se sei fortunato puoi fare strada e anche molti soldi”. Sono frasi che abbiamo sentito molte volte, in famiglia, sugli spalti di qualche campetto di periferia, mentre due padri guardano i propri bambini dare i primi calci ad un pallone. Del resto il sogno del figlio calciatore è vecchio quanto quello di una carriera nel cinema. Entrambi più vecchi dell’ormai diffuso ma meno romantico sogno dei figli protagonisti di qualche talent show.
Come noto sono poi ben pochi quelli che sfondano e riescono a fare del calcio una professione. E anche tra questi, quelli meno noti delle categorie inferiori devono poi preoccuparsi di cosa faranno a fine carriera perché di soldi, in fondo, non ne hanno guadagnati poi tanti; cosa che fino a qualche decennio fa valeva un po’ per tutti quelli che avevano “appeso gli scarpini al chiodo”. Ma anche i campioni celebrati che hanno raccolto per anni ingaggi e sponsor milionari vogliono costruirsi una seconda vita professionale, altrettanto in vista, gratificante e possibilmente ben pagata. Per farlo molti restano nel mondo del calcio, imparano ad allenare, a fare i talent scout, i manager, i cronisti sportivi in Tv.