Continua il boom dell’e-commerce. Spazi ampi di crescita per l’alimentare, ma ci sono delle regole da seguire

Continua a registrarsi una crescita significativa nel settore dell’e-commerce B2C (Business to Consumer) che, nel mondo, raggiunge ormai un giro di affari prossimo ai 2mila miliardi di dollari ed è prevista quota 4mila miliardi nel 2020, naturalmente con il forte traino di Stati Uniti e, soprattutto, della Cina.

Sempre secondo i dati del più recente “Rapporto della Casaleggio Associati” sull’andamento dell’e-commerce, anche in Europa (comunitaria o meno) siamo già oltre i 500 milioni di euro di fatturato complessivo (quota 660 è attesa per il 2018) con circa 300 milioni di persone che fanno normalmente acquisti on line (per il 60% britannici, tedeschi e francesi).

La tendenza a crescere di questo mercato è confermata anche in Italia. Sempre un numero maggiore di nostri concittadini fa infatti acquisti on line con una crescita al 10% tra 2016 e 2015, e un fatturato complessivo che ha superato i 30 miliardi di euro. Si tratta di una tendenza ormai consolidata in un contesto nel quale oltre 40 milioni di italiani (tra gli 11 e i 74 anni) dichiarano di avere accesso alla rete, per la gran parte attraverso lo smartphone. Dati di crescita tendenzialmente confermati anche dall’“Osservatorio e-commerce B2C, Netcomm-School of Management del Politecnico di Milano”, secondo i quali l’e-commerce B2C italiano nel 2017 è stimato in 24 miliardi di euro, circa il 6% degli acquisti degli italiani. Se consideriamo solo dei prodotti che richiedono una logistica e un packaging, il valore complessivo è di 12,2 miliardi, in crescita del 28% dal 2016 al 2017; il 52% del totale degli acquisti online nel nostro Paese. E anche secondo l’associazione nazionale delle imprese Ict di Confcommercio, lo shopping sul web vale quasi 20 miliardi di euro, con una crescita in un anno intorno al 20%.

Quindi la crescita è dimostrata ma, finora, è stata un po’ squilibrata perché spesso è lo stesso sistema delle imprese che fatica a seguire il cambiamento. In Europa, sempre secondo il “Rapporto della Casaleggio Associati”, solo il 16% delle Pmi vende online, e meno della metà lo fa verso l’estero. In Italia, secondo la stessa fonte, esiste una carenza di offerta in settori come la moda, gli alimentari, la casa e l’arredamento, mentre sono prossimi alla saturazione ambiti come il tempo libero, le assicurazioni e il turismo, che rappresentano da soli il 74% del fatturato e-commerce.

Dunque il settore alimentare (come quello salute e bellezza) sembra proprio in grado di garantire i maggiori tassi di crescita. Secondo la più aggiornata classifica dei 100 E-Commerce più popolari in Italia (sempre a cura della Casaleggio Associati) il primo classificato nel comparto alimentare è al 65° posto, ed è Esselunga, seguito all’89° e al 100° posto da due distributori di vino.

In pratica il mercato ha già abbastanza intermediari di viaggi turistici, centri commerciali on line, negozi di elettronica, compagnie telefoniche e assicurazioni on line ma chiede più e-commerce enogastronomico. Tutti gli studi di settore spiegano infatti e con chiarezza come tale opportunità possa essere indirizzata verso alcune direttrici fondamentali. Innanzitutto sviluppando strategie moderne di marketing e guardando di più ai mercati esteri (in particolare verso l’Asia). Poi garantendo metodi di pagamento sicuri e semplici da tutti i dispositivi (soprattutto smartphone) e utilizzando software di analisi dei dati di traffico e di clientela (vedi cosiddetto AB Test, tecnica che testa su campioni di utenti diversi quali elementi di un sito web, un’applicazione o un canale e-commerce risultano più efficaci in base alla clientela). E ancora definendo esperienze personalizzate di acquisto e facilitando le operazioni di consegna e di eventuale riconsegna, a partire dall’aspetto logistico; quest’ultimo è un elemento sempre più qualificante nel settore, in quanto il consumatore guarda alla semplicità di tutte le operazioni (oltre l’80%), prima ancora che al prezzo del prodotto (79%), secondo i dati della “Ricerca Netcomm 2017”. Considerato un passaggio determinante per il prossimo futuro anche il ricorso all’intelligenza artificiale, ad esempio attraverso l’uso di assistenti vocali.

L’utente deve insomma poter trovare e acquistare i prodotti che desidera con facilità, in sicurezza, ricevendoli rapidamente e, in caso di problemi, altrettanto rapidamente, potendoli restituire; con pochissime azioni da dover compiere direttamente.