Patrick’s Winery, l’enoteca giovane e grintosa fra sogno e passione
Un’enoteca giovane con un proprietario che ha trasformato in realtà un sogno: Patrick’s Winery è un concentrato di passione per il vino e alta qualità nel centro storico di Cittadella. Grintoso e dall’atmosfera unica, questo locale è nato dalla volontà di Patrick Zanon e da un vero e proprio colpo di fulmine per il mondo del vino.
Patrick non si è mai arreso e, grazie a curiosità e studio, è diventato un punto di riferimento per tantissime persone pronte a provare nuove etichette, partecipare a una degustazione, sorseggiare un calice e conoscere le storie dei viticoltori. Siamo andati a scoprire i segreti del Patrick’s Winery, un locale straordinario con un proprietario giovanissimo, entusiasta, coraggioso e appassionato.
Partiamo dall’inizio: come nasce Patrick’s Winery?
A 18 anni ho iniziato casualmente a lavorare in una enoteca di Cittadella. In quel periodo ho cominciato ad avvicinarmi al mondo dei vini ed è nata una grande curiosità. Mi sono ritrovato a tenere in mano delle bottiglie e a chiedermi quale fosse la loro storia, cosa ci fosse dietro. Così ho cercato di capire meglio. Ho intrapreso un percorso di studi da solo, anche per consigliare le etichette ai clienti. Dopo questa esperienza ho fatto lavori diversi, ma l’idea di questa passione è rimasta. Fra il 2015 e il 2017 ho frequentato un corso per sommelier, dopo ave studiato da autodidatta con l’obiettivo, a soli 21 anni, di essere uno fra i più giovani sommelier. Da lì l’idea di aprire un’attività tutta mia è nata in modo quasi naturale.
Hai aperto un’enoteca in un periodo tutt’altro che semplice e sei un ragazzo giovane, cosa ha significato per te?
È stato un azzardo, ma volevo creare una cosa mia. E ci sono riuscito. Non dirò che è stato semplice. Non ho alle spalle una credibilità storica come capita per molte enoteche e, appunto, sono giovane. Ho dovuto conquistare i miei clienti, superando lo scoglio della diffidenza. Per fortuna ho potuto contare su aiuti importanti, quello dei miei amici e della mia famiglia. E ho cercato sempre di fare del mio meglio, dando il massimo.
Cosa trova chi entra nella tua vineria e cosa offri di diverso rispetto agli altri?
Ho voluto puntare sulla qualità dei prodotti e sulla ricercatezza. Il punto di forza di Patrick’s Winery sono vitigni autoctoni e zone sconosciute. Quello che fa la differenza per me è il “traduttore”. Se qualcuno entra nel locale e mi dice, ad esempio, “ho voglia di un vino rosso non troppo secco etc…”, sono in grado di consigliargli l’etichetta giusta. In sostanza: riesco a tradurre ciò che desiderano i clienti usando informazioni di base.
Cosa offri ai tuoi clienti?
Un’enoteca con vini identitari che raccontano il territorio, che sono tipici e riconoscibili. Accanto ci sono delle rivisitazioni, qualcosa di sperimentale. Amo i vini puliti, schietti, sinceri. Che arrivano dalla fatica dell’uomo, da produttori con cui riesco a creare legami. Ogni etichetta per me è un viaggio: conosco il produttore, parlo del vino, creo un rapporto, spesso anche di amicizia. In questo modo quando qualcuno entra nell’enoteca quello che posso offrirgli non è solo il vino, ma la sua storia. Oltre le bottiglie ci sono persone. Questa è la grande differenza.
Cosa sogni per il futuro?
Questo è un periodo non facile per tutti, ma non mi accontento. Vorrei in futuro aprire altre attività di questo genere, diffondere un po’ la cultura del vino e del legame con il territorio.
Concludiamo con una domanda che facciamo sempre: cos’è per te il vino?
Rappresenta tante cose. Prima di tutto convivialità e rapporto fra le persone. Quando ci si siede a tavola il vino è qualcosa che collega le persone, crea armonia e un rapporto diverso. Il vino è collegamento, ma anche cultura, non solo del prodotto italiano (da difendere), ma delle tecniche, delle passioni, dei rapporti commerciali e umani. Una conoscenza che va trasmessa e che ti porta, ogni volta a fare un viaggio per comprendere, attraverso il vino, la storia di un territorio.