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L’azienda “Corte Normanna” nella terra che si è conquistata il buon auspicio

Da Malaventum a Beneventum

Prima dei Romani questa era la terra abitata dalla tribù sannita degli Irpini e sviluppata intorno alla città diMaleventum”. Poi, dopo aver sconfitto Pirro, i nuovi conquistatori la chiamarono con il più benaugurante Beneventum, continuando a tenerla al centro della storia; come al centro di una conca circondata dai gruppi del Taburno, del Partenio e del Mutria, era ed è la sua collocazione geografica. Una lunga storia fino all’alleanza con il Regno dei Normanni nel X secolo, a cui seguì la sudditanza allo Stato Pontificio fino ad arrivare all’Unità d’Italia.

Tradizionalmente attraversato da storie di magia e di streghe, il beneventano ha combattuto per trasformarsi da terra di cattivo a terra di buon auspicio. Ha comunque sempre potuto contare su una fiorente produzione agricola e lo fa ancora oggi, come nel caso della pregiata Melannurca Igp, oppure con gli allevamenti per la mozzarella e la ricotta di bufala Dop. E naturalmente ci sono il vino e l’olio di cui il beneventano e il Sannio sono un generoso e antico punto di riferimento. Non a caso e sin dagli anni ’20 del secolo scorso, l’attività della famiglia Falluto a Guardia Sanframondi, piccolo borgo medievale fortificato, è stata protagonista su un territorio dove per secoli la signoria normanna a cui il nome locale si richiama aveva dato impulso culturale, economico e sociale.

Pesto genovese: poche, semplici ma rigide regole

Il Pesto genovese è uno dei piatti freschi per eccellenza, fatto di pochi e sani ingredienti di qualità. A partire dal basilico genovese Dop, magari quello che viene dalle alture del quartiere Pra’, prima lavato e poi fatto asciugare. E poi dall’aglio dolce e delicato di Vessalico, che punta ad ottenere a breve il marchio Igp. Evitando le alterazioni nel gusto, le temperature e l’ossidazione delle foglie causati dal frullatore,  i primi due elementi vengono tradizionalmente “pestati” nel mortaio di marmo, per poi essere affiancati dal Parmigiano Reggiano Dop (possibile un terzo di Pecorino sardo Dop), pinoli italiani (o anche le noci) e sale, sempre roteando e premendo con il pestello di legno. Infine l’olio extravergine di oliva, preferibilmente quello Dop della Riviera Ligure, a completare il perfetto equilibrio delle componenti. Insomma la scelta accurata delle eccellenze locali, dove possibile, distingue il “Pesto genovese” da quello anche troppo diffuso “alla genovese”.

Vino, olio, storia e Lago di Garda. Ecco l’eccellenza veronese

Il Veneto è una terra di grandi vini che vanta 14 Docg e 28 Doc; una tra le aree di export vinicolo più importanti a livello internazionale, con una produzione di oltre 13milioni di quintali di uva, di cui oltre 8 sotto denominazione di origine, per decine di migliaia di ettari vitati. Abbiamo già scritto del Prosecco prodotto nel Trevigiano, lo spumante più venduto al mondo, ma anche il Veronese rappresenta un’area vitivinicola di considerevole importanza sia qualitativa che quantitativa, oltre che dalla tradizione molto antica (come tutto il Veneto).

Alla Xylella la Puglia risponde con 5 Dop e una nuova Igp regionale

Nelle prossime settimane la Puglia raggiungerà un altro prestigioso risultato in campo olivicolo con il riconoscimento dell’Olio di Puglia Igp. Un importante segnale di  forza utile anche a contrastare i gravi danni economici provocati dalla Xylella, il batterio che, trasportato da piccoli insetti, si sta insediando in milioni di piante facendole seccare. Negli ultimi anni il problema ha interessato ben tre territori provinciali ma, per ora, sembra possibile solo rallentarlo, ricorrendo ad insetticidi ed eradicamenti che isolino l’infezione; scelte che naturalmente trovano una diffusa ostilità sul territorio.

Ma la Puglia ha una storia lunga in termini di produzione di olio, che risale all’antica Grecia e che si percepisce da oliveti con piante talvolta millenarie; veri e propri monumenti. E oggi resiste ai problemi con prodotti, se possibile, ancora più di eccellenza, con una forte attenzione monocultivar. Sono tante le aziende (la maggiore concentrazione è quella nei territori di Bari e Barletta) che sono impegnate su decine di milioni di ulivi, per oltre 100mila ettari coltivati, capaci di sfiorare il 50% della produzione nazionale. Non a caso questa terra si pone in testa alla classifica delle regioni italiane a vocazione olivicola.

Grosseto e la Maremma, un viaggio nel gusto

La Maremma è una terra bellissima ed è in gran parte legata alla provincia di Grosseto, tra le più vaste e tra le meno popolate in Italia. Un’area geografica che spazia dalle coste dell’Argentario e di Castiglione della Pescaia fino alla vetta del Monte Amiata, attraversando splendide colline ricche di vigne e oliveti, mettendo in mostra una ricchezza archeologica e culturale unica, dagli Scavi romani di Cosa alla Roselle con reperti anche etruschi. E poi salendo fino ai borghi medievali del tufo o a quelli delle Colline Metallifere. E ancora le risorse ambientali uniche, come dimostrano il patrimonio di biodiversità protetto dai confini del Parco Naturale della Maremma e le altre aree e riserve dell’entroterra.