Taggati con

emilia

Bologna, la città delle “sfogline”

L’Emilia è la terra della pasta fresca e delle “sfogline”, le straordinarie artigiane che tirano a mano la sfoglia all’uovo. Ed è generalmente la città delle due torri ad essere riconosciuta come la patria degli antichissimi tortellini, l’ombelico di Venere, la cui paternità è contesa da secoli con Modena. Ma lo è anche delle tagliatelle, delle lasagne, dei cannelloni o dei passatelli. Senza dimenticare tortelloni, ravioli, gramigna e altro ancora.

Questa è una storia gastronomica tanto radicata che qui i laboratori artigianali della pasta sono spesso anche osterie. Oppure moderni punti di ristoro, veri e propri presidi “street food”. Del resto la tradizione della pasta sfoglia fa affiorare un po’ in chiunque l’immagine della massaia bolognese che tramanda l’arte di generazione in generazione, quella dalle cui finestre si diffondono i profumi inconfondibili dei tortellini in brodo o delle tagliatelle e le lasagne al ragù.

Ferrara incrocio di eccellenze

Quella di Ferrara è una terra dove si incrociano storia, ricchezze ambientali e, naturalmente, eccellenze agroalimentari. Il pensiero corre subito allo splendore rinascimentale di quello che fu il Ducato degli Este, dove vissero tanti importanti artisti e scienziati (Ariosto, Tasso, Copernico, Mantegna, Tiziano e Pico della Mirandola) e che oggi vede il magnifico centro storico del capoluogo riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, così ricco di monumenti, musei e istituzioni culturali.

Natura e ricchezza agroalimentare

E poi l’immenso patrimonio naturalistico, dalle tante meraviglie del Parco del Delta del Po e delle Valli di Comacchio alle numerose oasi e riserve naturali. E ovviamente una cultura e un ambiente del genere non potevano che favorire anche lo sviluppo di una grande cultura agroalimentare. Il Ferrarese è completamente caratterizzato da territorio pianeggiante estremamente fertile. E’ posto a ridosso del Delta del Po e del Mare Adriatico, nella zona orientale della Bassa Padana, e condivide gli areali Dop e Igp di diverse realtà: a nord con i territori veneti della provincia di Rovigo e lombardi del Mantovano, mentre a sud con la romagnola zona ravennate e infine con il Bolognese.

L’aceto balsamico è emiliano, oppure non è

C’è l’Aceto Balsamico tradizionale di Modena, Dop dal 2000, e c’è l’Aceto Balsamico tradizionale di Reggio Emilia, ugualmente Dop, ugualmente a partire dal 2000. E poi c’è l’Aceto Balsamico di Modena, Igp dal 2009, e che riguarda entrambe le province emiliane. Già nel 1933 lo Stato Italiano aveva riconosciuto e certificato l’aceto balsamico di Modena, anche se è nel corso degli ultimi decenni che ha registrato un vero e proprio boom.

La perfetta combinazione di ambiente, clima e uve locali raggiunge risultati eccellenti sin dall’epoca dall’Antica Roma, passando per il Ducato estense, fino ai giorni nostri. Non che da altre parti d’Italia abbiano rinunciato a produrre aceto balsamico, in particolare in Trentino, dove l’ipotesi di una prima certificazione si è già scontrata con le prevedibili resistenze emiliane. Diversa la storia dell’Agresto di San Miniato, prodotto agroalimentare tradizionale italiano (Pat) originario della zona legata allo splendido borgo del pisano. E’ un condimento di origine medievale che viene realizzato aromatizzando il mosto cotto di uva acerba, a cui si aggiungono dragoncello, cannella, cipolla, aglio e miele, infine aceto, per poi proseguire con  l’invecchiamento. Ma resta obiettivamente difficile non identificare nelle zone parmigiane e reggiane, la patria unica di questo prodotto.