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Tra i Sassi di Matera si mangia splendidamente

Una visita dove il tempo sembra essersi fermato

Visitare Matera e il territorio dell’Altopiano carsico delle Murge (che significa pietra, roccia) è una di quelle cose che nella vita vanno assolutamente fatte. Perché significa tuffarsi di colpo in un paesaggio dove il tempo sembra essersi fermato e viene non a caso utilizzato come set cinematografico. In questa gravina i primi insediamenti umani risalgono al Paleolitico e sono proseguiti fino ai giorni nostri quasi senza alterare l’insieme. I cosiddetti “Sassi” (Sasso Caveoso e Sasso Barisano), vale a dire i due rioni che insieme alla “Civita” costituiscono ancora il centro storico cittadino, sono parte di una realtà antichissima fatta di grotte naturali scavate nella roccia calcarea e successivamente modellate dall’uomo. Al loro interno le famiglie hanno vissuto per millenni in condizioni igieniche spesso difficili. Poi la svolta negli anni ’50 del secolo scorso, con la decisione di trasferire tutti i residenti, non senza resistenze, nei nuovi quartieri realizzati sopra l’insediamento originale. La conseguenza è stata però anche quella di un drammatico periodo di abbandono, proseguito almeno fino agli anni ’80.

Altamura: la lenticchia diventa Igp ma le eccellenze sono tante

La Lenticchia di Altamura è stata iscritta nel registro europeo delle Indicazioni Geografiche Protette. Ad averlo certificato la Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea n. 337, poco prima del Natale scorso.

Si tratta di un grande successo per un intero territorio, quello dell’area che circonda il noto altopiano carsico delle Murge (che significa pietra, roccia). Per la regione Puglia, in provincia di Bari, sono interessati i comuni di Altamura, Ruvo di Puglia, Corato, Gravina in Puglia, Poggiorsini, Cassano e Santeramo in Colle. In provincia di Barletta-Andria-Trani ci sono quelli di Minervino Murge, Spinazzola e Andria. Passando in Basilicata sono invece interessati i territori comunali di Montemilone, Genzano di Lucania, Palazzo San Gervasio, Banzi, Forenza e Tolve in provincia di Potenza, mentre in quella di Matera lo sono Irsina, Tricarico e lo stesso capoluogo. Una opportunità significativa per gli oltre cento aderenti al Consorzio di tutela e valorizzazione, nato nel gennaio 2017 e che questa battaglia ha condotto in modo convinto.

Il pane più buono. Ecco dove mangiarlo

Il pane c’è da quando c’è l’uomo. Lo conosciamo veramente da sempre, almeno quanto l’agricoltura. La cottura di farine derivate dai cereali è stata da sempre l’arte alla base dell’alimentazione umana, passando dalle varie civiltà occidentali e mediorientali, da quella egizia, a quelle greca e romana. Poi nel Rinascimento la rivoluzione dei lieviti, quindi le battaglie per il sale e il prezzo delle farine e, nel tempo, l’arrivo di altri ingredienti aggiuntivi come l’olio, il burro, le erbe aromatiche. Siamo andati avanti con l’affinamento delle farine, la meccanizzazione rappresentata dalle impastatrici, fino alla società ipertecnologica attuale che, però, finisce per riscoprire i grani antichi e la lievitazione naturale; una società che consuma sempre meno pane ma che cerca l’eccellenza. E sono decine di migliaia i forni artigianali in Italia, Paese che ha una lunga tradizione nella preparazione del pane.

Quando pensiamo al pane pensiamo a quelli più diffusi, dalle gustose rosette e ciriole romane alle michette milanesi, dalle diverse tipologie di pagnotte e filoni sparsi lungo la Penisola come il delicato pane di grano tenero casareccio napoletano o quello comunemente chiamato “tipo pugliese”, per arrivare fino (sigh) ai diffusissimi precotti e surgelati presenti nei vari ipermercati. Ma anche nel campo del pane esiste la tipicità, il marchio di garanzia che indica la selezione e la tradizione di un’arte e di una terra. E noi vogliamo fare un viaggio tra questi prodotti riconosciuti e certificati.