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Cantina Offida, nel cuore delle Marche dove il vino è tradizione e passione

Il Mare Adriatico e i Monti Appennini che degradano dolcemente lungo le vallate sino alla costa: è il territorio del Picentino, un luogo magico e ricco di meraviglie da scoprire. Le Terre del Piceno, delimitate dai fiumi Aso e Tronto e dalla catena dei Monti Sibillini, sono l’area più meridionale delle Marche.

Un luogo in cui si respira aria pulita e il paesaggio sembra uscito da una cartolina, ma soprattutto dove sorge Offida, un borgo adagiato su un sperone roccioso, al centro delle valli del fiume Tesino e Tronto. Qui le mura del XII secolo circondano il centro storico, dove il fulcro di tutto è Piazza del Popolo su cui si affaccia il Palazzo Comunale, un capolavoro di eleganza architettonica. A poca distanza troviamo il Teatro Serpente Aureo, un gioiello caratterizzato da un affresco raffigurante Apollo e le Muse. Nota per le sue spettacolari fontane, Offida ospita diverse chiese, una più bella dell’altra ed è custode di antiche tradizioni culinarie e folkloristiche.

Serrapetrona: piccolo territorio, piccola produzione, grande vino

C’è un piccolo comune nelle Marche, nel cuore di una piccola area Docg e con una piccola produzione che mette però in commercio una straordinaria eccellenza vinicola. Il luogo è Serrapetrona, in provincia di Macerata, mentre il vino è la Vernaccia di Serrapetrona, lo spumante rosso, da secco a dolce e dalle caratteristiche uniche.

Si tratta infatti di un vino di particolare personalità: per l’85% minimo deve essere a base dell’aromatica Vernaccia nera che, per un 40% viene sottoposta ad appassimento. Il mosto di queste uve viene poi unito a quello derivato dalle uve fresche. In pratica ci troviamo di fronte e ben tre fermentazioni: quelle dei due mosti e quella che trasforma il tutto in spumante secco, abboccato, amabile o dolce. Alcuni scelgono la rifermentazione in autoclave (metodo Charmat, tipo Prosecco), altri quella in bottiglia (Champenois-Metodo Classico). L’effetto in fase di degustazione gusto-olfattiva è comunque suggestivo.

Oliva ascolana: dagli antichi romani allo street food

L’Oliva Ascolana del Piceno ha una storia lunga. Messa in salamoia era già compagna di viaggio dei soldati romani e occasione di pasto quotidiano. Venne poi coltivata a apprezzata dai frati benedettini olivetani, appunto dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore e anche da Papa Sisto V, nel XVI secolo, che proprio delle terre ascolane era originario. Ma anche Garibaldi, Gioacchino Rossini, Giosuè Carducci e Giacomo Puccini, che ebbero occasione di apprezzarla nella versione ripiena e fritta.

Infatti quelle olive da tavola, grandi e tenere, si dimostrarono ben presto adatte ad essere farcite in diversi modi e, nel XIX secolo, era già di uso comune recuperare gli avanzi di carne per riempire le olive, dopo averle denocciolate;  le famiglie povere per non buttare niente, i cuochi dei nobili per trovare il modo di utilizzare tutta la carne di cui disponevano attraverso un piatto originale e appetitoso. In due secoli è diventata uno degli emblemi della gastronomia locale e, dal 2005, l’Oliva Ascolana del Piceno, in salamoia o ripiena, è anche un prodotto Dop di un territorio che coinvolge 89 comuni nelle province di Ascoli Piceno nelle Marche e anche di Teramo in Abruzzo.