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‘Nduja di Spilinga e Cipolla di Tropea, tesoro vibonese

Assaggiare la ‘Nduja di Spilinga è un’esperienza sensoriale molto intensa. Non solo per la sua famosa piccantezza ma per la forza dei sapori e grazie alla molteplicità di usi che di questo insaccato è possibile fare: dalla tradizionale e coraggiosa possibilità di spalmarla sul pane (magari insieme a qualche saporito formaggio calabrese), oppure come semplice ingrediente a freddo sulla pasta, con l’aggiunta di un po’ di olio extravergine di oliva. O ancora come base ricca di personalità per vari sughi.

La “Nduja”, il cui nome potrebbe derivare dall’arrivo della lavorazione della salsiccia francese (Andouille) in epoca napoleonica, è originaria dell’Altopiano del Poro e del piccolo comune di Spilinga, territorio ricco di grotte (le “spelonche” sono probabilmente all’origine del nome) in provincia di Vibo Valentia. Si tratta di un preparato basato sulla lavorazione e l’impasto delle parti grasse del maiale con la consistente aggiunta di peperoncino piccante calabrese.

La Cipolla di Giarratana vuole diventare Igp

Nel piccolo comune ragusano di Giarratana si coltiva una cipolla dalle dimensioni sorprendenti, che va dai 500 grammi fino ai 3 kg. I bulbi sono di forma schiacciata, con tunica di colore bianco-brunastro e dalla polpa bianca e dolce. Non è mai pungente e non fa lacrimare. La grandezza la rende adatta ad essere cucinata ripiena.

Un prodotto di assoluta eccellenza che è già Presidio “Slow Food” ed è compreso nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tipici (Pat) del Ministero delle Politiche Agricole. Adesso l’obiettivo non può che essere quello di ottenere il riconoscimento Igp, al pari della Cipolla Bianca di Margherita in Puglia e della rinomata Cipolla rossa di Tropea, in Calabria.

La coltivazione inizia con la semina di fine ottobre, a cui segue il trapianto dal semenzaio nei mesi di febbraio-marzo. La  raccolta, rigorosamente fatta a mano, inizia ai primi di luglio e si conclude a settembre. Da più di trent’anni l’Azienda agricola “Fagone” (già premiata come miglior azienda conserviera della Sicilia) coltiva e lavora questa eccellenza tipica delle vallate tra le rocce calcaree dell’Altopiano Ibleo. Il prodotto viene venduto fresco, oppure lavorato in filetti, quindi conservato in vasetti che propongono otto diverse ricette.