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Lamberto Vannucci: l’espressione del Montepulciano nel territorio di Atri fra storia, cultura e arti millenarie

Sapori intensi, una tradizione millenaria e una cultura tutta da scoprire, il territorio di Atri è un luogo magico, in cui la storia degli uomini si mescola inevitabilmente con quella dei vigneti che sorgono sulle colline. In questa striscia di terra, fra il maestoso Gran Sasso e le coste dell’Adriatico, è racchiuso un mondo fatto di amore e passione per la produzione del vino.

La cultura del vino e le arti millenarie nel territorio di Atri

Le colline teramane, con il loro microclima e la composizione particolare del terreno, offrono l’ambiente giusto per la crescita di rigogliosi vigneti, per realizzare un prodotto che regala straordinarie sensazioni organolettiche. I vini prodotti nella zona di Atri sono eccezionali, capaci di sorprendere qualsiasi palato, perché mescolano l’antica sapienza dei nonni e la voglia delle nuove generazioni di creare qualcosa di esclusivo e raro. Non a caso in quest’area si trovano numerosi prodotti DOC, DOCG e IGT.

Emilia, i vini sui colli

L’Emilia e la Romagna

La tradizionale centralità geografica, storica e culturale dell’Emilia e del territorio bolognese si ripropone con la vasta gamma di prodotti agroalimentari tipici e, naturalmente, attraverso due vini Docg e una ventina di Doc protagonisti della significativa crescita dell’export vinicolo regionale. Produzioni che, quasi sempre, riportano la parola “colli” nella denominazione e all’origine di vini tendenzialmente freschi e non troppo pesanti, perfettamente abbinabili alle tradizioni gastronomiche locali.

Ed è sempre utile distinguere tra Emilia e Romagna, pur concentrandoci sulle colline bolognesi e su quelle comunque più vicine al capoluogo, che sulle zone vitivinicole della seconda, dove si trovano numerosi areali con uve e vini eccellenti. Per prima una delle due Docg regionali, l’“Albana di Romagna”, lo storico vitigno autoctono il cui nome deriva da albus – bianco,  particolarmente adatto alla produzione di vini passiti. E poi le Doc di “Bosco Eliceo” (dal ferrarese al ravennate), “Colli di Faenza”, “Colli di Rimini” “Romagna” (con il famoso vino Pagadebit, il cui nome dice tutto) e “Colli di Romagna centrale”. Inoltre ci sono il “Sangiovese di Romagna” e il “Trebbiano di Romagna”, denominazioni che finiscono per interessare anche alcuni comuni della provincia di Bologna.

Le aree vitivinicole della campagna romana

Sin dai tempi dell’Antica Roma, la città veniva rifornita di grossi quantitativi di uva e di vino.

Un approccio che nei secoli successivi ha spesso favorito la diffusione di vini leggeri e “beverini” e frenato la selezione delle uve di qualità e quindi la produzione di vini più ricercati. Ma il Lazio è oggi una realtà in crescita, protagonista di uno sviluppo anche qualitativo nella coltivazione e la cura di una settantina di vitigni, in particolare Malvasia, Trebbiano (o Procanico), Cesanese di Affile, Bombino bianco e nero e Aleatico. Grazie alla passione e agli investimenti di centinaia di cantine che hanno portato anche l’export fino ad una crescita a due cifre, siamo in grado di trovare, un po’ in tutto il territorio regionale, prodotti di ottima qualità.
Il Lazio vanta 3 zone Docg (Cesanese del Piglio, Frascati Superiore e Cannellino di Frascati), 27 aree Doc e 6 Igt che, sostanzialmente, si concentrano nei terreni vulcanici dei cosiddetti Castelli Romani e dintorni, nell’area sabina e nell’Alta Tuscia viterbese, ma anche nella provincia di Latina e in quella di Frosinone, dove aumentano le realtà in grado di mettere sul mercato prodotti interessanti.
Tra i vini più noti e riconosciuti della regione, al di fuori della provincia romana, ce ne sono alcuni che meritano una particolare attenzione, come quelli a base di Cesanese nell’area Docg “Piglio”, in provincia di Frosinone o i vini di Montefiascone. E ancora i vini dolci come l’“Aleatico di Gradoli”, storico passito ma anche aromatico vino del viterbese, e il riscoperto “Moscato di Terracina”, nell’area del Circeo.

La regola “Centorame”: solo uve autoctone e in purezza

Un contesto ambientale e storico suggestivo

Sono le splendide colline teramane ad ospitare l’azienda vinicola “Centorame”. Quella di Lamberto Vannucci è una realtà di assoluta eccellenza, nata dalla passione familiare alla fine degli anni ’80 in un contesto ambientale di rara bellezza. Stiamo parlando della Riserva Naturale dei Calanchi di Atri, i suggestivi solchi dovuti all’erosione dei terreni argillosi che sono anche oasi Wwf. Terreni vocati per la produzione vinicola, alla quale sono in grado di conferire un notevole ventaglio aromatico. E poi Atri, l’antica Hatria romana anche se già nota in periodo etrusco, successivamente importante ducato e oggi è una delle più significative città d’arte italiane, con uno spettacolo unico di chiese e palazzi.

Capodanno in cantina: gli eventi del 2018

Capodanno in cantina: ecco dove prenotare

Capodanno può essere il momento ideale per dedicarsi al relax e al benessere del corpo. Dopo un anno intero di stress e fatiche, questa festività è l’occasione perfetta per godersi il meritato riposo, ma la domanda che sorge spontanea ogni volta è: cosa posso fare per Capodanno? Le opzioni sono infinite, c’è chi ama andare alle feste, chi viaggia per le principali capitali europee, chi decide di trascorrerlo in casa e chi invece sceglie di dedicarsi ai sapori. Sicuramente la cena di Capodanno è uno degli eventi più attesi sia dai viaggiatori gourmet, sia dagli appassionati dell’enogastronomia e cosa c’è di meglio che trascorrerlo proprio nei luoghi del gusto? Il Capodanno in cantina è un’ottima idea sia per i wine lover, ma anche per chi si è avvicinato al mondo dell’enologia da poco tempo: ecco alcune idee.