Le aree vitivinicole della campagna romana
Sin dai tempi dell’Antica Roma, la città veniva rifornita di grossi quantitativi di uva e di vino.
Un approccio che nei secoli successivi ha spesso favorito la diffusione di vini leggeri e “beverini” e frenato la selezione delle uve di qualità e quindi la produzione di vini più ricercati. Ma il Lazio è oggi una realtà in crescita, protagonista di uno sviluppo anche qualitativo nella coltivazione e la cura di una settantina di vitigni, in particolare Malvasia, Trebbiano (o Procanico), Cesanese di Affile, Bombino bianco e nero e Aleatico. Grazie alla passione e agli investimenti di centinaia di cantine che hanno portato anche l’export fino ad una crescita a due cifre, siamo in grado di trovare, un po’ in tutto il territorio regionale, prodotti di ottima qualità.
Il Lazio vanta 3 zone Docg (Cesanese del Piglio, Frascati Superiore e Cannellino di Frascati), 27 aree Doc e 6 Igt che, sostanzialmente, si concentrano nei terreni vulcanici dei cosiddetti Castelli Romani e dintorni, nell’area sabina e nell’Alta Tuscia viterbese, ma anche nella provincia di Latina e in quella di Frosinone, dove aumentano le realtà in grado di mettere sul mercato prodotti interessanti.
Tra i vini più noti e riconosciuti della regione, al di fuori della provincia romana, ce ne sono alcuni che meritano una particolare attenzione, come quelli a base di Cesanese nell’area Docg “Piglio”, in provincia di Frosinone o i vini di Montefiascone. E ancora i vini dolci come l’“Aleatico di Gradoli”, storico passito ma anche aromatico vino del viterbese, e il riscoperto “Moscato di Terracina”, nell’area del Circeo.